PINOT GALLIZIO – Dagli esordi alla pittura industriale 1955-1958

Domenico Cerabona | 29 Novembre 2024

12 dicembre 2024 – 28 febbraio 2025

La Fondazione Giorgio Amendola unitamente al Comune di Torre Pellice e alla Civica Galleria Filippo Scroppopresentano la mostra PINOT GALLIZIO. Dagli esordi alla pittura industriale 1955-1958 a cura di Luca Motto. La mostra è in collaborazione con l’Archivio Gallizio di Torino e vede la partecipazione di collezionisti privati e della Galleria del Ponte di Torino.

L’esposizione, ospitata presso la Fondazione Giorgio Amendola, via Tollegno 52, Torino dal 12 dicembre 2024 al 28 febbraio 2025 si inserisce nel progetto della Fondazione di valorizzazione di artisti piemontesi storicizzati iniziato nel 2014 e che ha visto annualmente avvicendarsi artisti del calibro di: Filippo Scroppo, Luigi Spazzapan, Nicola Galante, Carlo Levi, Albino Galvano fino alla mostra del 2023 dedicata a Piero Rambaudi e all’astrattismo torinese tra gli anni ’50 e gli anni ’70.

La mostra del 2024 è dedicata a Pinot Gallizio artista originario di Alba (1902-1964) ma noto a livello internazionale, in occasione del sessantesimo anniversario dalla sua scomparsa.

La mostra considera un arco cronologico apparentemente limitato, 1955 – 1958, ma vitalissimo per la carriera di Gallizio fatto di incontri e sperimentazioni artistiche in ambito nazionale e internazionale. L’esposizione è incardinata attorno a un capolavoro di Gallizio, l’opera Antiluna rotolo di “pittura industriale” del 1957 e propone inoltre monotipi, carte e dipinti, corredati da fotografie volti a documentare un momento artistico eccezionale per il Piemonte e l’Italia.

Antiluna è un tela dipinta di 7 metri ed è l’opera primigenia che inaugura la stagione di ricerche attorno alla così detta “pittura industriale” che conduce l’artista alla ribalta internazionale di lì a qualche anno (tra il 1958 e il 1964)con mostre estere tra cui a Parigi, Monaco di Baviera, Amsterdam, Copenaghen fino alla consacrazione postuma alla Biennale di Venezia del 1964.

Antiluna è stata esposta nel 1986 e 2014 a Torre Pellice e viene riproposta a Torino più di trent’anni dopo la sua prima esposizione a Torino nel 1992 alla mostra Pinot Gallizio. Nell’Europa dei dissimmetrici a cura di Francesco Poli.

Antiluna fa parte della collezione civica d’arte contemporanea del Comune di Torre Pellice, ente con il quale la Fondazione Amendola collabora assiduamente dal 2014. La collezione d’arte di Torre Pellice è stata costituita a partire dagli anni Cinquanta dall’artista e critico Filippo Scroppo, grazie alla munificenza di artisti, collezionisti e galleristi. La raccolta d’arte è stata donata nel 1977 al Comune di Torre Pellice e consta di più di 500 opere di artisti piemontesi dal dopoguerra agli anni Novanta.

L’opera originariamente si estendeva per 9 metri e venne esposta a Torino alla mostra personale di Pinot Gallizio nel 1958 Elogio a Pinot Gallizio. Mostra di Pittura industriale, presso la Galleria Notizie, spazio espositivo d’avanguardia diretto da Luciano Pistoi artefice insieme ad altri protagonisti della stagione dell’informale dell’apertura del capoluogo piemontese all’arte internazionale. Il secondo frammento di Antiluna di una lunghezza che si aggira attorno circa 2 metri (qui esposto in riproduzione) è invece conservato in collezione permanente al prestigioso Museo Reina Sofia di Madrid in una sala dedicata agli artisti operanti attorno ad Alba (tra cui Gallizio, Simondo, Jorn) nella metà degli anni Cinquanta del Novecento.

L’arco cronologico della mostra comincia con il 1955 che rappresenta l’esordio espositivo dell’artista ad Albisola Marina, insieme all’amico artista Piero Simondo, artefice dell’iniziazione artistica di Gallizio, chimico, farmacista ed erborista di professione che avviene tardivamente nel 1953 attraverso la realizzazione di vasi in terracotta e proseguito con monotipi su vetro e con dipinti polimaterici realizzati con resine naturali, segatura, sabbia, aniline, ruggine. Ad Albisola conosce artisti quali Farfa, Fontana e il danese Asger Jorn, con il quale fonda ad Alba quello stesso anno, inseme a Simondo, il Primo Laboratorio di esperienze immaginiste (poi Laboratorio Sperimentale), estensione operativa del Movimento internazionale per un Bauhaus Immaginista ideato da Jorn nel 1953.

Segue poi nel 1956 un importante appuntamento ad Alba il I Congresso mondiale degli artisti liberi accompagnato dalla Mostra del laboratorio Sperimentale di Alba, presso il Politeama Corino che farà tappa lo stesso anno a Torino all’Unione Culturale accompagnata da un ciclo di convegni.

Nel 1957 Gallizio a Cosio d’Arroscia (Imperia) fonda insieme a Guy Debord e Michèle Bernstein e altri artisti, tra cui Simondo e Jorn, L’internazionale situazionista, movimento attivo a livello europeo per tutti gli anni Sessanta. Quello stesso anno si rivela intenso per la sperimentazione artistica e compie con Antiluna il primo esperimento artistico di pittura industriale.

Tra il 1957 e il 1958, sviluppando le precedenti ricerche gestuali e materiche in riferimento alla negazione situazionista dell’arte in quanto campo espressivo separato e autonomo, Gallizio comincia a utilizzare lunghe porzioni di tela, facendole scorrere su lastre di vetro dipinte e ottenendo, grazie anche a interventi diretti di imprimitura e di sovrapposizione di colori a olio e resine, rotoli di pittura “industriale” lunghi decine di metri. Esposti per la prima volta nel maggio del 1958 alla galleria Notizie di Torino e pochi mesi dopo alla galleriaMontenapoleone di Milano, i rotoli sono tagliati e venduti al metro, in base a un progetto inflazionistico del gesto artistico.

Nel 1958, anno in cui si chiude l’arco cronologico della presente esposizione, risale il suo primo esordio espositivo estero a Parigi e alla fine dell’anno inizia il progetto La Caverna dell’antimateria presentato nel 1959 sempre a Parigi alla Galerie René Drouin. Con la collaborazione del figlio Giorgio, Gallizio dipinge nel Laboratorio di Alba 145 m ditela, destinati a rivestire integralmente le pareti della galleria, in base a un progetto ambientale in cui i suoi interessiscientifici e antropologici si saldano ai principî situazionisti di superamento della dimensione chiusa e autosufficiente dell’opera.

Biografia

Pinot Gallizio nasce ad Alba, nelle Langhe, il 12 febbraio 1902.

Nel 1925 si laurea presso facoltà di chimica e farmacia dell’Università di Torino e nel 1930 apre una propria farmacia ad Alba, presso la quale esercitò anche l’attività di erborista.

Partigiano e membro del Comitato di liberazione nazionale delle Langhe, fa parte del Consiglio comunale di Alba dal 1947 al 1960.

A partire dal 1945, chiusa definitivamente la farmacia, tiene un corso di erboristeria e aromateria enologica e liquoristicapresso l’istituto tecnico agrario di Alba, dedicandosi al contempo allo studio delle tradizioni popolari e della cultura dei nomadi e a ricerche archeologiche nell’albese.

Nel 1952, in occasione di una mostra di ceramiche astratte presso il Circolo sociale di Alba, incontra il giovane artistaPiero Simondo. Trasferitosi ad Alba, Simondo accompagna Gallizio nel suo apprendistato artistico avviatosi con la realizzazione di vasi in terracotta e proseguito con monotipi su vetro e con dipinti polimaterici realizzati con resine naturali, segatura, sabbia, aniline, ruggine.

Altrettanto significativo è, nell’agosto del 1955, l’incontro ad Albisola con Asger Jorn. Il pittore danese è stato tra gli animatori del gruppo Cobra (1948-51) e ha fondato nel 1953 il Mouvement international pour un Bauhaus imaginiste. In polemica con il programma funzionalista della Hochschule für Gestaltung istituita a Ulm da Max Bill, Jorn perseguiva l’obiettivo di riunire in un progetto creativo comune, dalle forti componenti libertarie, gli artisti interessati a un dialogo non subalterno con l’industria e la tecnologia.

Nel settembre del 1955 Jorn, Simondo e Gallizio costituiscono ad Alba il Primo Laboratorio sperimentale per un Bauhaus immaginista: uno spazio di ricerca teorica e creazione artistica.

Nel settembre del 1956 è convocato ad Alba il primo Congresso mondiale degli artisti liberi, cui partecipano, tra gli altri, E. Baj, E. Sottsass ed esponenti del disciolto gruppo Cobra e dell’Internazionale lettrista. In quella occasione si tiene al PoliteamaCorino, la Mostra del Laboratorio sperimentale di Alba che fa tappa, nel dicembre dello stesso anno all’Unione culturale di Torino. La mostra è visitata, tra gli altri, da G.-E. Debord, filosofo e scrittore francese. Dall’intrecciarsi di questi rapporti nasce nel 1957 l’Internazionale situazionista, il cui principale riferimento teorico era costituito dalle riflessioni estetiche e politiche di Debord.

Tra il 1957 e il 1958, sviluppando le precedenti ricerche gestuali e materiche in riferimento alla negazione situazionista dell’arte in quanto campo espressivo separato e autonomo, Gallizio comincia a utilizzare lunghe porzioni di tela,facendole scorrere su lastre di vetro dipinte e ottenendo, grazie anche a interventi diretti di imprimitura e di sovrapposizione di colori a olio e resine, rotoli di pittura “industriale” lunghi decine di metri. Esposti per la prima volta nelmaggio del 1958 alla galleria Notizie di Torino e pochi mesi dopo alla galleria Montenapoleone di Milano, i rotoli sono tagliati e venduti al metro, in base a un progetto inflazionistico del gesto artistico.

Durante un soggiorno a Parigi nell’autunno del 1958, è presentato da Debord a R. Drouin, che nel maggio del 1959 ospita nella sua galleria la Caverna dell’antimateria. Con la collaborazione del figlio Giorgio, Gallizio dipinge nel Laboratorio di Alba 145 m di tela, destinati a rivestire integralmente le pareti della galleria, in base a un progetto ambientale in cui i suoi interessi scientifici e antropologici si saldano ai principî situazionisti di superamento della dimensione chiusa e autosufficiente dell’opera.

Nel 1960 avviene la rottura con Debord e l’Internazionale Situazionista, quando, in occasione della programmazione diun intervento situazionista che si sarebbe dovuto svolgere ad Amsterdam, tra le vie cittadine e nelle sale dello Stedelijk Museum, diretto da W. Sandberg, questi decide di offrire Gallizio solo la possibilità di allestire una mostra personale all’interno del museo.

Dopo l’allontanamento dai situazionisti, s’impone nella pittura del Gallizio una vocazione favolistica e narrativa che siesplica pienamente nel ciclo La Gibigianna esposto nel 1960 alla galleria Notizie di Torino.

Gallizio guarda anche alla geometria, da lui intesa non come garanzia di chiuso equilibrio armonico, ma come principio di germinazione delle forme, evidente in particolare nel ciclo del 1961 Storia di ipotenusa, In seguito agli incontri con P. Marinotti e con M. Tapié, dal 1960 inizia a esporre in importanti collettive a fianco di protagonisti dell’informale europeoquali L. Fontana, J. Dubuffet e A. Tápies e dei giapponesi Sofu Teshigahara e Kazuo Shiraga, mentre, nella ricerca pittorica, abbandona il racconto e l’impianto geometrico a favore di una più libera espressività gestuale. Nasce così nel 1962 il ciclo delle Notti di cristallo, composto da La notte barbaraLa notte etrusca La notte cieca.

In tutti i dipinti del 1963, riconducibili alle serie Oggetti e spazi per un mondo peggiore Fabbriche del vento, i segni a spirale acquisiscono una presenza e una densità cromatica inedite, che consentono a Tapié di ascrivere l’opera dell’artista alla categoria critica della “metafisica della materia”.

Nel 1964 Gallizio pone la sua opera all’insegna dell’ombra, accostando in supporti-contenitori oggetti di recupero e segni pittorici neri, e in alcuni casi ricoprendo questi assemblaggi con fogli di cellofan scuro, mentre va contemporaneamente raccogliendo nell’Anticamera della morte, un grande mobile dipinto anch’esso di nero, reperti e ricordi della sua esistenza.

Muore ad Alba il 13 febbraio 1964 e l’invito alla XXXII Biennale di Venezia si concretizza con un omaggio postumo realizzato dal critico Maurizio Calvesi.

Le opere di Gallizio sono conservate in numerosi musei europei fra cui: Stedeljik Museum, Amsterdam; Centre Georges Pompidou, Parigi; Museo Reina Sofia, Madrid; Museum Jorn, Silkeborg; Museo Pecci, Prato; Gam, Torino; Neue Galerie, Berlino.

Il catalogo della mostra verrà presentato nel mese di gennaio 2025

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